Questo blog non nasce con l'intento di attrarre un forte numero di persone al suo interno. Al contrario, spero che i miei lettori siano pochi e attenti e soprattutto che abbiano qualcosa da dire.
Uso il mio vero nome, dunque non mi nascondo dietro nessun nickname e non creo nessun mondo fittizio, alternativo al reale, che questi spazi virtuali spesso comportano. Come informazioni di base credo basti sapere che sono nato nel 1985 e vivo a Roma, dopo un soggiorno di qualche anno a Bologna. Non ho orientamenti politici di sorta, non cerco incontri di nessun tipo, chi seguirà la mia pagina avrà aggiornamenti sul mondo del cinema muto, su quel meraviglioso mondo fatto di luci e di ombre, di immagini eterne, frammenti di vita che mantengono la loro energia in barba al passare del tempo e delle mode. In quel periodo questa magia ha potuto vincere davvero e oggi le azioni dei musicisti accompagnatori restituiscono in tempo reale quel soffio perpetuo d'energia che non verrà mai meno. Ma soprattutto... la comicità! Questa parola oggi è stata davvero deturpata del suo valore originario e del suo spazio, entrando in forma banale e volgare in tutte le case, grazie alle tv che propongono spot demenziali, film di bassa qualità, programmi di satira che non sono altro che un triste brancolare nel buio dell'umorismo. La comicità non nasce per deridere qualcuno o prendersi gioco di esso ma per ridere e giocare con lui. Oggi i grandi comici non ci sono più perché si è persa principalmente la voglia di ridere sul serio. Lo sbeffeggio è invece di moda. Roberto Benigni da anni va in televisione e inventa battute divertenti sul personaggio di Silvio Berlusconi, che fanno ridere a crepapelle un forte numero di persone. Ci ride, ci scherza, sono convinto che sbaglia. Probabilmente non leggerai mai quello che sto scrivendo, ma forse qualcuno lo farà e dico che davvero sbagli a ridere su Silvio Berlusconi. Ridere di qualcuno significa implicitamente accettarlo. Quando un essere umano sforna la comicità e trova lati buffi in un suo simile comunica il seguente messaggio alle persone: è un tipo pieno di difetti, è quasi paradossale nei suoi errori, mi sta antipatico, ma tutto sommato mi fa ridere. E' un pagliaccio mascherato che nonostante tutto mi allieta la serata. Errore. Silvio Berlusconi non è un clown. E' un criminale. Un delinquente. E non fa assolutamente ridere. Charlie Chaplin alla fine degli anni trenta satireggiò Hitler nel suo Il Grande Dittatore e dimostrò come dietro ad una immane tragedia umana si nascondesse il ridicolo. E aveva ragione. Hitler in fin dei conti era un pazzo, un esaltato, un clown venuto male, un commediante abortito. Dietro a Berlusconi non c'è nulla di ciò. Non ha neanche una minima percentuale di pazzia. C'è invece una forte componente di paraculo, mala furbizia e inganno. E' un impostore, un commerciante di politica, un venditore di telenovele. Non merita nessuna attenzione, è solo una pubblicità gratuita dargliene. Ma lasciamo stare la politica, che come detto non fa parte integrante dei miei interessi. Ci sono arrivato con il discorso semplicemente perché si stava parlando di comicità. Dunque, la comicità è ben altro.
Io mi occupo principalmente di comici without words, ovvero quelli che erano capaci di farti ridere senza aprire bocca. Come ci riuscivano? Essenzialmente con il linguaggio del corpo, con la gestualità, l'energia che riuscivano a trasmettere estrinsecandola dalla loro persona. Hanno operato principalmente nei primi trenta/quaranta anni del cinema, erano tantissimi, innumerevoli figli del teatro di pantomima, dove l'attore doveva catturare l'attenzione del pubblico con l'aiuto del proprio impianto espressivo e non poteva contare sulle parole. Questi artisti (nel senso originario del termine) si gettarono sul cinema come un campo sterminato sul quale poter creare, adattare e anche reinventare quello che avevano imparato nelle loro precedenti esperienze sceniche. Quello che oggi rimane è un numero enorme (anche se parziale rispetto alla effettiva produzione) di cortometraggi e lungometraggi, di varia qualità e diverso valore, in cui questi signori ci restituiscono non solo l'universalità della risata, quella risata senza traduzioni, senza giri di parole, ma anche la testimonianza di quello che è stata un'epoca e tutto il suo mondo comico. Ognuno aveva una storia diversa ma in quasi tutti c'era il coraggio, l'ardire di vivere per il loro lavoro e di dare se stessi per divertire il pubblico. Un nome a caso, Buster Keaton, che si ruppe sul serio l'osso del collo per una gag e che aveva un corpo straordinario, una molla animata. Ma non come un saltimbanco qualsiasi, era un vero artista, le sue cadute non erano a caso, c'era una regia straordinaria e un senso del tempo comico smisurato, era un mostro di genialità. Non tutti avevano lo stesso senso del rischio naturalmente; Hank Mann, comico oggi purtroppo misconosciuto ma tanto per fare un altro esempio, era molto dotato ma non aveva nelle corde la stessa energia e la stessa predisposizione al sacrificio del suo più noto collega.
Dunque il mio tempo lo impego principalmente per la comicità e per il cinema, un'incredibile storia d'amore che è iniziata tra me e loro e che mi fa vivere in un grande sogno, insieme a tutti questi bravi maghi, a questi imbonitori di risate che ti rapiscono e ti portano nel loro meraviglioso mondo. Ora non ci sono più, apparentemente, ma vivranno per sempre in tutto quello che c'è di bello e non artefatto, non fintamente pretenzioso, non corrotto, di questo universo.
Alla prossima ciao!
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