Lorenzo Tremarelli (born 1985) is an Italian film historian and preservationist whose primary field of expertise is the silent movie era, with a particular interest in the lives and careers of the classic silent and early sound movie comedians. He is the author of three books, several articles and essays.
mercoledì 27 gennaio 2010
Barbara Kent, l'ultima diva
Risulta ancora in vita la canadese Barbara Klowtman, meglio conosciuta con il nome d’arte di Barbara Kent, 103 anni compiuti il 16 dicembre scorso, Miss Hollywood nel 1922 e interprete di numerosi film a cavallo degli anni venti e trenta. La sua partecipazione più nota è forse quella nel ruolo di Hertha von Eltz in “Flesh and the Devil (La carne e il diavolo, 1927) famoso melodramma romanzato con Greta Garbo e John Gilbert. La Kent fece scandalo in un film del 1927, “No Man’s Law”, dove appare nuda in un bagno dentro un fiume, facendo intravedere troppo del suo corpo per gli attenti censori dell’epoca che spinsero affinché venissero operati alcuni tagli. Fu poi l’interprete femminile di “Lonesome” (Primo Amore, 1928) capolavoro di Paul Fejos in cui due vicini di casa operai della stessa fabbrica sono fatti l’un per l’altro ma non lo sanno e lo scoprono solamente durante un giorno di festa senza sapere le rispettive identità reciproche. Lavorò anche con Harold Lloyd, come leading lady nei suoi primi due film sonori e altri ruoli interessanti, tra cui quello di Rose Maylie nella versione del romanzo dickensiano “Oliver Twist” diretta da William J. Cowen nel 1933, fino al prematuro ritiro dalle scene all‘inizio degli anni quaranta, che già da un bel po‘ aveva visto diradarsi le sue apparizioni sul grande schermo. Barbara Kent rifiutò di essere intervistata da Kevin Brownlow e David Gill alla fine degli anni ottanta per il loro “Harold Lloyd: The Third Genius”, rinomato documentario incentrato sull‘opera del genio comico. Anche negli ultimi anni rifiuta qualsiasi intervista e le notizie sul suo stato di salute sono pressoché assenti. Non è stata data però notizia di alcun decesso, quindi io continuo a considerarla viva, forse l’ultima nota sopravvissuta della grande epoca del muto americano.
Novità per gli appassionati di Mabel Normand
Negli ultimi giorni gli aficionados di Mabel Normand hanno almeno due novità da tenere a mente con orgoglio e ottimismo. Il National Film Registry, infatti, ha aggiunto il cortometraggio "Mabel's Blunder" al suo interminabile elenco e dunque ufficialmente considera degni di attenzione i film che la Normand interpretò ormai quasi cento anni fa. In parole povere, sono considerati facenti parte del patrimonio culturale americano, meritevole di tutela e approfondimento storico-critico. Questa è storia risalente allo scorso anno, perché ormai siamo entrati nel 2010, tuttavia è di pochissimi giorni la seconda e probabilmente ancora più interessante novità. Sono pochi infatti i film che la Normand girò per il produttore Samuel Goldwin che ancora possono essere visionati e uno di questi potrà tornare ad essere disponibile. Il film in questione è When Doctors Disagree e uscì nel maggio del 1919, sotto la regia di Victor Schertzinger. A quanto pare una copia del film è presente in un'archivio di Bruxelles, in Belgio, con didascalie danesi e sembra sia in condizioni accettabili. Qualche anno fa infatti lo storico Lee Cozad aveva ammesso in un suo libro l'esistenza del film a Bruxelles, aggiungendo però che fosse in una copia impossibile da poter visionare degnamente. Ora invece sembra che la situazione sia migliorata e il critico americano Rob King si recherà in Belgio il mese prossimo a controllare la situazione in vista di un possibile restauro che porti il film in condizioni ancora migliori. Il lavoro di Mabel Normand è sempre interessante e personalmente sono un suo profondo estimatore.
Riparlerò sicuramente di questo argomento, sperando anche di poter vedere prima o poi questo film in qualche festival o rassegna di cinema muto.
Un saluto a Tom Trusky
Circa due mesi fa è morto Tom Trusky, appassionato di cinema muto, grande esperto in materia e instancabile ricercatore.
Era responsabile dell'Idaho Film Collection e direttore dell'Hemingway Western Studies Center della Boise State University; io lo vidi un paio di volte alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone e anche quella volta presentò qualcosa inerente a Nell Shipman, la regista canadese che studiava da una vita, e che aveva lui stesso proposto ai visitatori del Festival vari anni prima.
Mi hanno comunicato che aveva solo 65 anni.
Ciao, Tom! All We Love "Told in the Hills"!
Era responsabile dell'Idaho Film Collection e direttore dell'Hemingway Western Studies Center della Boise State University; io lo vidi un paio di volte alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone e anche quella volta presentò qualcosa inerente a Nell Shipman, la regista canadese che studiava da una vita, e che aveva lui stesso proposto ai visitatori del Festival vari anni prima.
Mi hanno comunicato che aveva solo 65 anni.
Ciao, Tom! All We Love "Told in the Hills"!
Mi presento
Questo blog non nasce con l'intento di attrarre un forte numero di persone al suo interno. Al contrario, spero che i miei lettori siano pochi e attenti e soprattutto che abbiano qualcosa da dire.
Uso il mio vero nome, dunque non mi nascondo dietro nessun nickname e non creo nessun mondo fittizio, alternativo al reale, che questi spazi virtuali spesso comportano. Come informazioni di base credo basti sapere che sono nato nel 1985 e vivo a Roma, dopo un soggiorno di qualche anno a Bologna. Non ho orientamenti politici di sorta, non cerco incontri di nessun tipo, chi seguirà la mia pagina avrà aggiornamenti sul mondo del cinema muto, su quel meraviglioso mondo fatto di luci e di ombre, di immagini eterne, frammenti di vita che mantengono la loro energia in barba al passare del tempo e delle mode. In quel periodo questa magia ha potuto vincere davvero e oggi le azioni dei musicisti accompagnatori restituiscono in tempo reale quel soffio perpetuo d'energia che non verrà mai meno. Ma soprattutto... la comicità! Questa parola oggi è stata davvero deturpata del suo valore originario e del suo spazio, entrando in forma banale e volgare in tutte le case, grazie alle tv che propongono spot demenziali, film di bassa qualità, programmi di satira che non sono altro che un triste brancolare nel buio dell'umorismo. La comicità non nasce per deridere qualcuno o prendersi gioco di esso ma per ridere e giocare con lui. Oggi i grandi comici non ci sono più perché si è persa principalmente la voglia di ridere sul serio. Lo sbeffeggio è invece di moda. Roberto Benigni da anni va in televisione e inventa battute divertenti sul personaggio di Silvio Berlusconi, che fanno ridere a crepapelle un forte numero di persone. Ci ride, ci scherza, sono convinto che sbaglia. Probabilmente non leggerai mai quello che sto scrivendo, ma forse qualcuno lo farà e dico che davvero sbagli a ridere su Silvio Berlusconi. Ridere di qualcuno significa implicitamente accettarlo. Quando un essere umano sforna la comicità e trova lati buffi in un suo simile comunica il seguente messaggio alle persone: è un tipo pieno di difetti, è quasi paradossale nei suoi errori, mi sta antipatico, ma tutto sommato mi fa ridere. E' un pagliaccio mascherato che nonostante tutto mi allieta la serata. Errore. Silvio Berlusconi non è un clown. E' un criminale. Un delinquente. E non fa assolutamente ridere. Charlie Chaplin alla fine degli anni trenta satireggiò Hitler nel suo Il Grande Dittatore e dimostrò come dietro ad una immane tragedia umana si nascondesse il ridicolo. E aveva ragione. Hitler in fin dei conti era un pazzo, un esaltato, un clown venuto male, un commediante abortito. Dietro a Berlusconi non c'è nulla di ciò. Non ha neanche una minima percentuale di pazzia. C'è invece una forte componente di paraculo, mala furbizia e inganno. E' un impostore, un commerciante di politica, un venditore di telenovele. Non merita nessuna attenzione, è solo una pubblicità gratuita dargliene. Ma lasciamo stare la politica, che come detto non fa parte integrante dei miei interessi. Ci sono arrivato con il discorso semplicemente perché si stava parlando di comicità. Dunque, la comicità è ben altro.
Io mi occupo principalmente di comici without words, ovvero quelli che erano capaci di farti ridere senza aprire bocca. Come ci riuscivano? Essenzialmente con il linguaggio del corpo, con la gestualità, l'energia che riuscivano a trasmettere estrinsecandola dalla loro persona. Hanno operato principalmente nei primi trenta/quaranta anni del cinema, erano tantissimi, innumerevoli figli del teatro di pantomima, dove l'attore doveva catturare l'attenzione del pubblico con l'aiuto del proprio impianto espressivo e non poteva contare sulle parole. Questi artisti (nel senso originario del termine) si gettarono sul cinema come un campo sterminato sul quale poter creare, adattare e anche reinventare quello che avevano imparato nelle loro precedenti esperienze sceniche. Quello che oggi rimane è un numero enorme (anche se parziale rispetto alla effettiva produzione) di cortometraggi e lungometraggi, di varia qualità e diverso valore, in cui questi signori ci restituiscono non solo l'universalità della risata, quella risata senza traduzioni, senza giri di parole, ma anche la testimonianza di quello che è stata un'epoca e tutto il suo mondo comico. Ognuno aveva una storia diversa ma in quasi tutti c'era il coraggio, l'ardire di vivere per il loro lavoro e di dare se stessi per divertire il pubblico. Un nome a caso, Buster Keaton, che si ruppe sul serio l'osso del collo per una gag e che aveva un corpo straordinario, una molla animata. Ma non come un saltimbanco qualsiasi, era un vero artista, le sue cadute non erano a caso, c'era una regia straordinaria e un senso del tempo comico smisurato, era un mostro di genialità. Non tutti avevano lo stesso senso del rischio naturalmente; Hank Mann, comico oggi purtroppo misconosciuto ma tanto per fare un altro esempio, era molto dotato ma non aveva nelle corde la stessa energia e la stessa predisposizione al sacrificio del suo più noto collega.
Dunque il mio tempo lo impego principalmente per la comicità e per il cinema, un'incredibile storia d'amore che è iniziata tra me e loro e che mi fa vivere in un grande sogno, insieme a tutti questi bravi maghi, a questi imbonitori di risate che ti rapiscono e ti portano nel loro meraviglioso mondo. Ora non ci sono più, apparentemente, ma vivranno per sempre in tutto quello che c'è di bello e non artefatto, non fintamente pretenzioso, non corrotto, di questo universo.
Alla prossima ciao!
Uso il mio vero nome, dunque non mi nascondo dietro nessun nickname e non creo nessun mondo fittizio, alternativo al reale, che questi spazi virtuali spesso comportano. Come informazioni di base credo basti sapere che sono nato nel 1985 e vivo a Roma, dopo un soggiorno di qualche anno a Bologna. Non ho orientamenti politici di sorta, non cerco incontri di nessun tipo, chi seguirà la mia pagina avrà aggiornamenti sul mondo del cinema muto, su quel meraviglioso mondo fatto di luci e di ombre, di immagini eterne, frammenti di vita che mantengono la loro energia in barba al passare del tempo e delle mode. In quel periodo questa magia ha potuto vincere davvero e oggi le azioni dei musicisti accompagnatori restituiscono in tempo reale quel soffio perpetuo d'energia che non verrà mai meno. Ma soprattutto... la comicità! Questa parola oggi è stata davvero deturpata del suo valore originario e del suo spazio, entrando in forma banale e volgare in tutte le case, grazie alle tv che propongono spot demenziali, film di bassa qualità, programmi di satira che non sono altro che un triste brancolare nel buio dell'umorismo. La comicità non nasce per deridere qualcuno o prendersi gioco di esso ma per ridere e giocare con lui. Oggi i grandi comici non ci sono più perché si è persa principalmente la voglia di ridere sul serio. Lo sbeffeggio è invece di moda. Roberto Benigni da anni va in televisione e inventa battute divertenti sul personaggio di Silvio Berlusconi, che fanno ridere a crepapelle un forte numero di persone. Ci ride, ci scherza, sono convinto che sbaglia. Probabilmente non leggerai mai quello che sto scrivendo, ma forse qualcuno lo farà e dico che davvero sbagli a ridere su Silvio Berlusconi. Ridere di qualcuno significa implicitamente accettarlo. Quando un essere umano sforna la comicità e trova lati buffi in un suo simile comunica il seguente messaggio alle persone: è un tipo pieno di difetti, è quasi paradossale nei suoi errori, mi sta antipatico, ma tutto sommato mi fa ridere. E' un pagliaccio mascherato che nonostante tutto mi allieta la serata. Errore. Silvio Berlusconi non è un clown. E' un criminale. Un delinquente. E non fa assolutamente ridere. Charlie Chaplin alla fine degli anni trenta satireggiò Hitler nel suo Il Grande Dittatore e dimostrò come dietro ad una immane tragedia umana si nascondesse il ridicolo. E aveva ragione. Hitler in fin dei conti era un pazzo, un esaltato, un clown venuto male, un commediante abortito. Dietro a Berlusconi non c'è nulla di ciò. Non ha neanche una minima percentuale di pazzia. C'è invece una forte componente di paraculo, mala furbizia e inganno. E' un impostore, un commerciante di politica, un venditore di telenovele. Non merita nessuna attenzione, è solo una pubblicità gratuita dargliene. Ma lasciamo stare la politica, che come detto non fa parte integrante dei miei interessi. Ci sono arrivato con il discorso semplicemente perché si stava parlando di comicità. Dunque, la comicità è ben altro.
Io mi occupo principalmente di comici without words, ovvero quelli che erano capaci di farti ridere senza aprire bocca. Come ci riuscivano? Essenzialmente con il linguaggio del corpo, con la gestualità, l'energia che riuscivano a trasmettere estrinsecandola dalla loro persona. Hanno operato principalmente nei primi trenta/quaranta anni del cinema, erano tantissimi, innumerevoli figli del teatro di pantomima, dove l'attore doveva catturare l'attenzione del pubblico con l'aiuto del proprio impianto espressivo e non poteva contare sulle parole. Questi artisti (nel senso originario del termine) si gettarono sul cinema come un campo sterminato sul quale poter creare, adattare e anche reinventare quello che avevano imparato nelle loro precedenti esperienze sceniche. Quello che oggi rimane è un numero enorme (anche se parziale rispetto alla effettiva produzione) di cortometraggi e lungometraggi, di varia qualità e diverso valore, in cui questi signori ci restituiscono non solo l'universalità della risata, quella risata senza traduzioni, senza giri di parole, ma anche la testimonianza di quello che è stata un'epoca e tutto il suo mondo comico. Ognuno aveva una storia diversa ma in quasi tutti c'era il coraggio, l'ardire di vivere per il loro lavoro e di dare se stessi per divertire il pubblico. Un nome a caso, Buster Keaton, che si ruppe sul serio l'osso del collo per una gag e che aveva un corpo straordinario, una molla animata. Ma non come un saltimbanco qualsiasi, era un vero artista, le sue cadute non erano a caso, c'era una regia straordinaria e un senso del tempo comico smisurato, era un mostro di genialità. Non tutti avevano lo stesso senso del rischio naturalmente; Hank Mann, comico oggi purtroppo misconosciuto ma tanto per fare un altro esempio, era molto dotato ma non aveva nelle corde la stessa energia e la stessa predisposizione al sacrificio del suo più noto collega.
Dunque il mio tempo lo impego principalmente per la comicità e per il cinema, un'incredibile storia d'amore che è iniziata tra me e loro e che mi fa vivere in un grande sogno, insieme a tutti questi bravi maghi, a questi imbonitori di risate che ti rapiscono e ti portano nel loro meraviglioso mondo. Ora non ci sono più, apparentemente, ma vivranno per sempre in tutto quello che c'è di bello e non artefatto, non fintamente pretenzioso, non corrotto, di questo universo.
Alla prossima ciao!
Intro
Da oggi il mio blog si sposta qui e il precedente verrà eliminato.
Riporterò i post più recenti e a partire da adesso e tutti gli aggiornamenti saranno spostati in questa pagina.
Welcome!
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