Lorenzo Tremarelli (born 1985) is an Italian film historian and preservationist whose primary field of expertise is the silent movie era, with a particular interest in the lives and careers of the classic silent and early sound movie comedians. He is the author of three books, several articles and essays.
martedì 28 dicembre 2010
Charlie Chaplin. Le comiche Keystone in DVD
Dopo aver visionato tutti e quattro i dischi di questo cofanetto DVD tanto atteso, scrivo due righe di commento e qualche impressione.
Dunque, CHAPLIN: LE COMICHE KEYSTONE è un prodotto home video di alta fattura. Mai, e sottolineo mai, era stato disponibile un ensemble così completo delle opere Keystones di Chaplin e con una qualità dell'immagine tanto elevata. Il restauro di quelle comiche tanto bistrattate (la "critica" si è sempre soffermata sul periodo maturo di Chaplin, lasciando già le Essenays e le Mutuals ampiamente ai margini, figuriamoci le Keystones) è stato molto lungo e in questi dieci anni ha visto la collaborazione di cineteche di tutto il mondo (tutto sorretto dalla nostrana "Cineteca di Bologna") e esperti di grande fama e per i quali io nutro la massima stima e il più grande rispetto.
Nei DVD sono presenti tutti e 34 i film che Chaplin girò per questa casa di produzione nel 1914, escluso solo l'ormai forse definitivamente perso HER FRIEND THE BANDIT, più la prima parte del recentemente ritrovato A THIEF CATCHER - di cui ho parlato in questo stesso blog qualche mese fa- più interviste, uno studio sulle locations, e qualche altra curiosità. Globalmente questo set è un MUST per ogni fan di Chaplin e direi anche per ogni appassionato di silent comedy.
La maggior parte delle copie sono decisamente il meglio che si poteva ottenere. Sono rimasto estasiato alla visione di A FILM JOHNNIE, THE FACE ON THE BAR ROOM FLOOR, HIS PREISTORIC PAST, TILLIE’S PUNCTURED ROMANCE solo per citare alcuni titoli. Direi che quasi tutti i film sono visivamente godibili. Anche gli accompagnamenti musicali sono degni di nota, composti e interpretati con maestria da alcuni dei più grandi esperti nella musicazione di commedie mute in tutto il mondo.
Detto questo, la perfezione non è di questo mondo ma sicuramente non di questo set. A THIEF CATCHER, ad esempio, viene interrotto brutalmente proprio pochi secondi dopo l’entrata in scena di Chaplin. Data la recente scoperta, è probabile che Paul Gierucky non abbia acconsentito a donarlo per intero ma solo una parte (con l’accortezza di non mostrare tutte le scene con Charlie il poliziotto). Comunque questa interruzione nel DVD pare stonata e fa mordere la lingua a ogni spettatore.
Quello che mi ha lasciato davvero perplesso tuttavia riguarda l'incompletezza di alcuni titoli che non sono presentati nella migliore versione ad oggi possibile. Nonostante le lodi che ho appena finito di tessere-doverose per questo set- sono infatti rimasto davvero male nel vedere applicato un approccio superficiale durante il lavoro di ricostruzione. Sarebbe bastato poco per realizzare un capolavoro. Invece, così non è. Purtroppo.
Sono molti i fotogrammi, le piccole sezioni e talvolta addirittura delle vere e proprie scene che erano disponibili in altre fonti (16 o 35mm o anche materiale home video già esistente) e che non sono state integrate. Ho deciso di elencare le perdite che personalmente ritengo più dolorose, omettendo tagli notevoli ma nell'economia del box a mio parere perfino trascurabili, come l’apertura di KID AUTO RACES AT VENICE (mancante), il finale di THE KNOCKOUT (più completo altrove) o altre cose di questo tipo. Ho deciso dunque di soffermarmi solo su quello che ritengo veramente grave.
Considerato che molto di quello che ci rimane dei Keystones sono le riedizioni W.H. Production (1918 circa), accorciate in sala di montaggio in maniera primitiva- eliminazione inopinata di fotogrammi all’inizio o alla fine di una scena a scopo di velocizzare l'azione- è praticamente impossibile sapere come effettivamente tali cortometraggi fossero alla loro prima uscita del 1914. Si può comunque lavorare su quello che è certamente rimasto di quei film (anche se a volte le fonti possono essere difficili da reperire) e che ogni edizione che mira alla veridicità storica dovrebbe contenere.
Se in questo breve elenco a volte sono stato eccessivamente critico, puntiglioso o severo, ciò è solamente dovuto al grande amore che nutro per la silent comedy e per Charlie Chaplin e alla grande passione che metto in tutto questo. Non c’è astio ne vena polemica. Sia chiaro.
Dunque, nei seguenti titoli ho trovato delle mancanze..
BETWEEN SHOWERS, composto da materiale di eccelsa qualità - non avevo mai visto una copia così nitida e così piacevole da guardare- manca tuttavia della prima inquadratura all'inizio e contiene alcuni salti di fotogramma nel momento dell'entrata in scena di Ford Sterling, così come non risulta chiara la prima apparizione di Charlie appoggiato alla palizzata: c'è un taglio evidente perché scompare nel nulla come fosse un fantasma da un fotogramma all'altro. Vi è anche un altro piccolo taglio verso la parte finale, mentre Ford Sterlig e Chester Conklin vanno a sbattere l'uno contro l'altro. Da notare che questi tagli erano presenti anche nelle altre copie circolanti del film in DVD o VHS, ma sarebbe stato possibile rintracciarle attraverso collezionisti privati.
HIS FAVORITE PASTIME manca di alcuni secondi dopo che Charlie è caduto sul divano (dalla scala) e si accende una sigaretta. Anche questa incompletezza sarebbe potuta essere colmata se si fosse chiesta la mano di alcuni collezionisti o si fossero reperite più copie del film al momento del processo di restauro.
CAUGHT IN A CABARET manca inspiegabilmente della fine del primo rullo. Non si sa come mai non sia presente il colpo di martello che Charlie assesta a Chester Conklin che in questa edizione viene solo accennato per voi tagliare subito verso l’inizio del secondo rullo. Sono circa tre o quattro secondi che privano il film di una delle gag. Per far intendere la diffusione di questa scena, presente davvero in moltissime copie, basta dire che è presente nell’edizione PASSPORT VIDEO anche in buona qualità e in altre edizioni provenienti dalla stessa fonte (pur zeppa di intertitoli). Sinceramente in un lavoro del genere una leggerezza di questo tipo è davvero inspiegabile.
LAUGHING GAS è privo dello shot di apertura di Charlie che prima di entrare nello studio dentistico sbadiglia due volte e guarda verso la macchina da presa. Tutto ciò è presente PERFINO (è tutto dire) nell'edizione RAI (Charlot Dentista), trasmessa nel 1989 nel "Tutto Chaplin in Ordine Cronologico". Figuriamoci come sarebbe stato semplice farla saltare fuori durante il restauro.
RECREATION è la pecora nera del set. La copia è sfocata, sbiadita (ad eccezione di un inserto in 35mm di un paio di minuti verso la fine) ed è identica a quella che ero abituato a vedere nelle edizioni DVD di basso livello in circolazione una decina di anni fa. Sulle note di restauro si legge: Tutte le copie esistenti di “Recreation” sono frammentarie, molto rovinate o hanno una pessima qualità dell’immagine. Non è vero. E’ una balla colossale. Avrebbero almeno dovuto scrivere una cosa di questo tipo: "Quasi tutte le copie di "Recreation" sono frammentarie, molto rovinate o hanno una pessima qualità dell'immagine. Per ora non siamo stati in grado di presentare copia migliore". Non è per suggerire sfacciatamente le parole da usare, ma sinceramente leggere questa palese disinformazione fa male al cuore. Tanto per cominciare, come per altri titoli, sarebbe bastato spendere qualche denaro in più bussando alla porta dei collezionisti, inoltre si sa da tempo che in Argentina, precisamente alla Cinemateca Hebraica di Buenos Aires, è presente una copia molto buona del film, persino in 35mm. Non so cosa ci sia dietro tale "dimenticanza". Forse delle vecchie ruggini tra le cineteche?
Perlomeno avrebbero potuto inserire quella parte molto migliore visivamente presente nell'antologia The Clown Princes of Hollywood di Paul Killiam che non era da poco. Avrebbe "coperto" un’ampia zona di film, dal punto in cui il marinaio si sveglia e raggiunge Charlie e la ragazza, fino al punto in cui Charlie fa l'innocente dinnanzi al poliziotto.
HIS NEW PROFESSION è mutilo e anche montato male (all'inizio). La comica inizia con l’inquadratura del giornale che copre il volto di Charlie; quest'apertura è stata aggiunta qualche secondo dopo in questa edizione. Per carità, non sarebbe nulla di trascendentale. Il peggio viene dopo. Mancano ben TRE punti di film. Prima di proporre all'ammalato di ricevere una moneta in anticipo per farsi una bevuta, Charlie era già passato davanti alla porta, aveva continuato a pulirsi i pantaloni e aveva dato una pulitina anche alla testa del suo "paziente". Poi, mentre stava andando via, aveva pensato di farsi un bicchierino. Ebbene, la scena appena descritta, che porta a quella della richiesta di denaro, nell'edizione restaurata appena uscita NON C'E’. Così come non c'è (eccetto un breve frammento) tutta la scena al bar. E' un peccato perché è una scena molto divertente in cui Charlie riesce a scolarsi più bicchieri fuggendo allo sguardo del barista Roscoe Arbuckle. Come se non bastasse, questa copia manca anche del FINALE del film, che vede Charlie andare via insieme alla spaventata fanciulla. Tutto quello che ho appena descritto è facilmente reperibile in molte edizioni DVD o VHS che sono state in commercio tra gli anni '90 e i primi 2000.
THOSE LOVE PANGS è presentato in una copia eccellente e ben definita e anche molto ben musicata da Antonio Coppola. Purtroppo comunque manca della parte iniziale, che si sarebbe potuta trovare in una edizione a 16mm, integrale, proveniente da una ristampa sonorizzata degli anni quaranta, in possesso di un collezionista che- retribuito ragionevolmente- avrebbe acconsentito a donare per il processo di restauro e ricostruzione del film. Non si tratta di una perdita da poco: sono ben quaranta secondi di film.
HIS TRYSTING PLACE è anch'esso incompleto. La scena del "combattimento" in cucina tra Charlie e Mabel è un po' più lunga di come appare in questa edizione e le aggiunte si sarebbero potute reperire, in un modo o nell'altro.
Anche la fine del corto è mozzata e viene perso il bacio finale tra Charlie e Mabel, presente in molte copie disponibili del film.
In conclusione, CHAPLIN AT KEYSTONE (o CHAPLIN: LE COMICHE KEYSTONE nella versione italiana che dir si voglia) è un'ottima uscita, sicuramente la migliore in commercio- ribadisco- su questo tanto trascurato periodo artistico del re della commedia, ma non è, certamente, una edizione DEFINITIVA. Ce ne corre veramente tanto.
martedì 9 novembre 2010
Per Harry Langdon
Già, sono al colmo della malinconia, proprio mentre dovrei essere felice di aver letto un libro interessante. Mancano solo due capitoli e poi avrò terminato Harry Langdon: His Life and Films di William Schelly, meravigliosa biografia dell'attore comico eterno bambino. Anche questa è stata una traduzione perché il libro è in inglese, ma è un inglese molto essenziale di facile comprensione, perciò stavolta ho avuto raramente bisogno dell'ausilio del vocabolario.
Harry Langdon. Quante volte ho visto i suoi film e ho pensato come fosse originale. Muti, ovviamente, perché il suo periodo sonoro è stato piuttosto trascurato e ancora non è uscito in DVD, tranne in pochi titoli. Mi va ora di ricordare qualche immagine di questo adorabile fanciullo. In SATURDAY AFTERNOON aveva quella moglie arpia, povera anima ansiosa di libertà ma ignaro della capacità di trovarla. Anche una scappata con un amico diventava una sorta di tragedia per lui, chiuso dentro un minuscolo portabagagli. HIS FIRST FLAME, così timido da assecondare i desideri dello zio che lo voleva eterno scapolo, perché, diceva lui, le donne erano qualcosa da cui fuggire. REMEMBER WHEN, un diseredato, un povero disgraziato che fa assistere allo spettacolo dei bambini del suo stesso orfanotrofio infantile, e perde il lavoro per questo. Si era nascosto quindici polli nella giacca solo qualche ora prima. Un ladro, un vagabondo e un viandante affamato continuamente frustrato dalle circostanze. La figura di Langdon è meno netta di Charlie Chaplin, il solitario emarginato per eccellenza, ma fa piangere lo stesso. Fa piangere perché rappresenta un alieno, "The Little Elf" come lo chiamavano gli americani, diverso più per psicologia che condizione sociale. Il suo viso somiglia a quello di una luna che si è stancata di stare lassù e ha voluto capricciosamente prendere forma umana. Ma realmente umano Langdon non è. Crede in quello che gli viene detto. Immagina che il buono, vero e bello che è dentro il suo cuore sia anche nella realtà. Quando rimane deluso, si spaventa. In lui non esiste bramosia di successo, desiderio sessuale, reale e cosciente considerazione di se. Sotto certi versi Harry Langdon non sa di esistere. La forma tangibile del suo corpo è qualcosa di non essenziale nella sua mente. In THE SEA SQUAWK si traveste da donna perché non può farsi riconoscere da un farabutto che ha intenzione di fargli del male. Il suo travestimento risulta meno comico di quello di altri suoi contemporanei- come Chaplin, Laurel, Ben Turpin e altri- perché lui uomo non è mai stato. La forza di quella sequenza è proprio questa. La grazia androgina di Langdon è impagabile. Fa sorridere e ridere più nei panni di un uomo di successo che in quelli di una dama bionda ricercata. In questo, è unico. Come unici sono i suoi film. Potrei scrivere per ore sui suoi corti, medio e lungometraggi e forse lo farò un'altra volta. Ora voglio ricordare un immagine. Il film è THREE'S A CROWD, siamo ancora nella fase iniziale della narrazione. Vediamo un fantoccio di pezza che vola, poi questo fantoccio tornerà alla fine in una tragica (e meravigliosa) inquadratura. Quel fantoccio è lui. La trama e la storia non sto qui a raccontarla perché non ha bisogno di parole. Sono convinto che se Langdon fosse stato meno inesperto- era la sua prima regia- avrebbe velocizzato l'azione in alcuni punti e reso più corretti certi raccordi. E il film sarebbe stato un capolavoro perché contiene vette simboliche inedite per il cinema di quel periodo. Tutto non è come appare e non c'è bisogno di spiegazioni. Anche mentre sto scrivendo non posso fare a meno di muovermi a commozione. Harry Langdon sarebbe potuto diventare un grandissimo autore di commedie, al pari di Charlie Chaplin, Buster Keaton e Harold Lloyd, se solo avesse avuto la piena possibilità di sviluppare le sue potenzialità e non fosse stato contrastato dal dominante desiderio di realismo che il parlato avrebbe richiesto anche alla sua figura.
Ebbene, finora io avevo visto i suoi lavori, ma ora sto per terminare la biografia di Schelly. Leggerla è stato come conoscere davvero chi era quest'uomo fragile, a tratti dominato dalle circostanze e profondamente ingenuo.
Mi dispiace. La mia mente si muove a nostalgia se ripenso a quando ho iniziato a leggerlo. La morte del processo di lettura si unisce alla morte di Langdon, alla sua fine che verrà narrata in questi due capitoli che restano. Piangerò di nuovo, e ancora, e forse sarà un'occasione per rivedere ancora una volta i suoi film.
Perché il cinema è vita e conserva vita. E Langdon ha conservato in celluloide quel segreto che il suo personaggio non sapeva neanche di possedere. Quello che lo rende umano solo per aspirazione di quella incontaminata umanità incosciente.
Harry Langdon. Quante volte ho visto i suoi film e ho pensato come fosse originale. Muti, ovviamente, perché il suo periodo sonoro è stato piuttosto trascurato e ancora non è uscito in DVD, tranne in pochi titoli. Mi va ora di ricordare qualche immagine di questo adorabile fanciullo. In SATURDAY AFTERNOON aveva quella moglie arpia, povera anima ansiosa di libertà ma ignaro della capacità di trovarla. Anche una scappata con un amico diventava una sorta di tragedia per lui, chiuso dentro un minuscolo portabagagli. HIS FIRST FLAME, così timido da assecondare i desideri dello zio che lo voleva eterno scapolo, perché, diceva lui, le donne erano qualcosa da cui fuggire. REMEMBER WHEN, un diseredato, un povero disgraziato che fa assistere allo spettacolo dei bambini del suo stesso orfanotrofio infantile, e perde il lavoro per questo. Si era nascosto quindici polli nella giacca solo qualche ora prima. Un ladro, un vagabondo e un viandante affamato continuamente frustrato dalle circostanze. La figura di Langdon è meno netta di Charlie Chaplin, il solitario emarginato per eccellenza, ma fa piangere lo stesso. Fa piangere perché rappresenta un alieno, "The Little Elf" come lo chiamavano gli americani, diverso più per psicologia che condizione sociale. Il suo viso somiglia a quello di una luna che si è stancata di stare lassù e ha voluto capricciosamente prendere forma umana. Ma realmente umano Langdon non è. Crede in quello che gli viene detto. Immagina che il buono, vero e bello che è dentro il suo cuore sia anche nella realtà. Quando rimane deluso, si spaventa. In lui non esiste bramosia di successo, desiderio sessuale, reale e cosciente considerazione di se. Sotto certi versi Harry Langdon non sa di esistere. La forma tangibile del suo corpo è qualcosa di non essenziale nella sua mente. In THE SEA SQUAWK si traveste da donna perché non può farsi riconoscere da un farabutto che ha intenzione di fargli del male. Il suo travestimento risulta meno comico di quello di altri suoi contemporanei- come Chaplin, Laurel, Ben Turpin e altri- perché lui uomo non è mai stato. La forza di quella sequenza è proprio questa. La grazia androgina di Langdon è impagabile. Fa sorridere e ridere più nei panni di un uomo di successo che in quelli di una dama bionda ricercata. In questo, è unico. Come unici sono i suoi film. Potrei scrivere per ore sui suoi corti, medio e lungometraggi e forse lo farò un'altra volta. Ora voglio ricordare un immagine. Il film è THREE'S A CROWD, siamo ancora nella fase iniziale della narrazione. Vediamo un fantoccio di pezza che vola, poi questo fantoccio tornerà alla fine in una tragica (e meravigliosa) inquadratura. Quel fantoccio è lui. La trama e la storia non sto qui a raccontarla perché non ha bisogno di parole. Sono convinto che se Langdon fosse stato meno inesperto- era la sua prima regia- avrebbe velocizzato l'azione in alcuni punti e reso più corretti certi raccordi. E il film sarebbe stato un capolavoro perché contiene vette simboliche inedite per il cinema di quel periodo. Tutto non è come appare e non c'è bisogno di spiegazioni. Anche mentre sto scrivendo non posso fare a meno di muovermi a commozione. Harry Langdon sarebbe potuto diventare un grandissimo autore di commedie, al pari di Charlie Chaplin, Buster Keaton e Harold Lloyd, se solo avesse avuto la piena possibilità di sviluppare le sue potenzialità e non fosse stato contrastato dal dominante desiderio di realismo che il parlato avrebbe richiesto anche alla sua figura.
Ebbene, finora io avevo visto i suoi lavori, ma ora sto per terminare la biografia di Schelly. Leggerla è stato come conoscere davvero chi era quest'uomo fragile, a tratti dominato dalle circostanze e profondamente ingenuo.
Mi dispiace. La mia mente si muove a nostalgia se ripenso a quando ho iniziato a leggerlo. La morte del processo di lettura si unisce alla morte di Langdon, alla sua fine che verrà narrata in questi due capitoli che restano. Piangerò di nuovo, e ancora, e forse sarà un'occasione per rivedere ancora una volta i suoi film.
Perché il cinema è vita e conserva vita. E Langdon ha conservato in celluloide quel segreto che il suo personaggio non sapeva neanche di possedere. Quello che lo rende umano solo per aspirazione di quella incontaminata umanità incosciente.
martedì 2 novembre 2010
Charlie Chaplin comedies, eterno work in progress
A distanza di poco tempo dalla visione del Box Keystone restaurato che dovrebbe arrivarmi a giorni a casa, voglio porre all’attenzione qualcosa che da anni non mi lascia tranquillo: l’incompletezza quasi cronica e l’impossibilità di giungere a una copia definitiva, COMPLETA e INTERA, dei corti di Chaplin.
Forse molti non lo sanno, ma quando nei primi anni ‘20 la Clark-Cornelius Corporation rieditò i Mutual di Chaplin, operò vari tagli su di essi, per rendere più veloce l’azione ed eliminare le parti che sembravano superflue. Questo procedimento IDIOTA e IRRISPETTOSO tolse autenticità a quei capolavori di comicità che almeno parzialmente risultano ancora oggi mutili.
Nel 2006 per i 90 anni dall’uscita di quella serie, David Shepard curò l’edizione speciale per quei dodici cortometraggi, edizione che io nel forum che gestisco su Chaplin ho più volte lodato e consigliato all’acquisto. Nonostante il grande lavoro fatto però, e le migliorie effettuate, ancora molto manca all’appello. Tò, mi viene in mente un breve taglio nell’apertura di THE PAWNSHOP che potrebbe benissimo essere reintegrato, minuti e minuti di THE IMMIGRANT, una parte di BEHIND THE SCREEN e molto altro. Ovviamente recuperare qualcosa di perso è ormai impossibile, però credo che andando a scavare tra gli archivi di tutto il mondo si potrebbe giungere a una versione più completa, passibile di miglioramento ma accettabile e apprezzabile per lo sforzo.
Una cosa che mi addolora è lo stato degli Essanay. Sono i più martoriati. E’ risaputo che la compagnia fece riuscire a ritmo incalzante sempre gli stessi lavori e in versioni differenti, per competere con i nuovi lavori di Chaplin che prima la Mutual e poi la First National stavano sfornando, fino a che nel 1919 la World Film Corporation prese le copie (e non si sa bene se le lasciò immutate, ma tutto mi fa pensare di no) per nuove distribuzioni e poi Victor Kremer, e poi le riedizioni sonorizzate degli anni 30, e poi la televisione. Un iter incredibile. Che rende, e su questo esiste la matematica certezza, diseguale dallo STATO ORIGINARIO ogni film di quel periodo artistico e questa cosa è desolante. La versione DVD della IMAGE ENTERTAINMENT e quella, anch’essa ottima, del BFI sono il meglio che oggi disponiamo sugli Essanay.
Ma pochi giorni fa mi sono accorto che io stesso dispongo di qualcosa in più. Io che non sono ne un’archivista ne gestisco una cineteca. Dunque, la copia RAI di IN THE PARK, in italiano Charlot nel parco (mandata in onda tantissimi anni fa e che io posseggo registrata), si avete capito bene, la copia della televisione italiana, CONTIENE MATERIALE ASSENTE nelle cosiddette versioni “UFFICIALI”, anche se si tratta di qualcosa di apparentemente minimo, ma in realtà è importante. Prima inizio a dire quello che manca, che è di certo corposo.
Dunque, la versione RAI manca di tutta la prima parte e parte dal punto in cui Charlie rotea il bastone e vede per la prima volta Edna. Poi è sostanzialmente intera anche se:
-ci sono piccoli tagli, come quando il ladro Lloyd Bacon cade a terra colpito e si rialza imprecando e poi prendendo il mattone e vengono spazzati via alcuni secondi di film; un altro taglio è nel punto in cui il poliziotto vede Edna con la borsetta, sorride e poi nella versione integrale si passa all’inquadratura di Charlie vicino alla panchina. In questa versione si passa subito al ritorno di Charlie nel luogo dove sosta Edna.
-manca la parte finale. Dopo che Charlie ha calciato Jamison nel lago si chiude la comica.
Ma ecco il bello. C’è una cosa molto interessante nella versione RAI. Anzi ve ne è più di una. Al termine del corto, sotto la scritta “FINE”, viene citata la fonte Blackhawk films. Dunque questa copia proviene da lì. EBBENE IN BEN DUE PUNTI CONTIENE FRAZIONI DI SECONDO ASSENTI NELLE COPIE UFFICIALI PRECEDENTEMENTE CITATE:
- Charlie va in soccorso del venditore di salcicce, ma in realtà dopo aver messo a terra il delinquente finisce per rubare lui stesso. Quando se ne va, il commerciante nella versione BFI ed ERMITAGE (e anche quella IMAGE) continua a rovistare il secchio, in quella RAI dopo averlo rovistato indica dalla parte in cui è scappato Charlie manifestando la consapevolezza che è stato lui a compiere il furto. E’ brevissimo ma è presente solo nella copia RAI questa variante.
-Leona Anderson va dal poliziotto per spiegare che le è stata sottratta la borsetta. Nella versione BFI ed ERMITAGE lo stacco inizia subito con quest’ultima intenta a mimare la borsetta, invece in quella RAI mima anche il furto della stessa. Anche qui si è di fronte a un secondo scarso (anche perché la copia RAI è accellerata) ma è incredibile come tutto questo sia presente solo in questa versione.
Ho controllato altre due versioni che dispongo di questa comica e in ENTRAMBE MANCANO QUEI PUNTI.
Cosa posso dire? Che è davvero sconfortante. Io avevo notato una cosa del genere nella filmografia di un altro comico che stavo analizzando qualche anno fa, ma vederla per Chaplin è francamente triste. Dopo tutto il lavoro che è stato fatto.
Per chiudere, un augurio. Spero che per il centenario di queste comiche- il quale avverrà tra cinque anni- venga fatto qualcosa di importante e ancora più analitico perché lo meritano. Così come lo meritano tutti gli appassionati che lo aspettano da una vita. Nel frattempo mi gusto i Keystones che sono incompleti quasi per natura (!) e della cui lacerazione sarebbe assurdo lagnarsi, anche perché a quanto ne so è stato fatto qualcosa di grandioso, che rende alcuni di quei film (altrimenti iper-tagliati e in alta decomposizione) davvero puliti e bellissimi da guardare.
Forse molti non lo sanno, ma quando nei primi anni ‘20 la Clark-Cornelius Corporation rieditò i Mutual di Chaplin, operò vari tagli su di essi, per rendere più veloce l’azione ed eliminare le parti che sembravano superflue. Questo procedimento IDIOTA e IRRISPETTOSO tolse autenticità a quei capolavori di comicità che almeno parzialmente risultano ancora oggi mutili.
Nel 2006 per i 90 anni dall’uscita di quella serie, David Shepard curò l’edizione speciale per quei dodici cortometraggi, edizione che io nel forum che gestisco su Chaplin ho più volte lodato e consigliato all’acquisto. Nonostante il grande lavoro fatto però, e le migliorie effettuate, ancora molto manca all’appello. Tò, mi viene in mente un breve taglio nell’apertura di THE PAWNSHOP che potrebbe benissimo essere reintegrato, minuti e minuti di THE IMMIGRANT, una parte di BEHIND THE SCREEN e molto altro. Ovviamente recuperare qualcosa di perso è ormai impossibile, però credo che andando a scavare tra gli archivi di tutto il mondo si potrebbe giungere a una versione più completa, passibile di miglioramento ma accettabile e apprezzabile per lo sforzo.
Una cosa che mi addolora è lo stato degli Essanay. Sono i più martoriati. E’ risaputo che la compagnia fece riuscire a ritmo incalzante sempre gli stessi lavori e in versioni differenti, per competere con i nuovi lavori di Chaplin che prima la Mutual e poi la First National stavano sfornando, fino a che nel 1919 la World Film Corporation prese le copie (e non si sa bene se le lasciò immutate, ma tutto mi fa pensare di no) per nuove distribuzioni e poi Victor Kremer, e poi le riedizioni sonorizzate degli anni 30, e poi la televisione. Un iter incredibile. Che rende, e su questo esiste la matematica certezza, diseguale dallo STATO ORIGINARIO ogni film di quel periodo artistico e questa cosa è desolante. La versione DVD della IMAGE ENTERTAINMENT e quella, anch’essa ottima, del BFI sono il meglio che oggi disponiamo sugli Essanay.
Ma pochi giorni fa mi sono accorto che io stesso dispongo di qualcosa in più. Io che non sono ne un’archivista ne gestisco una cineteca. Dunque, la copia RAI di IN THE PARK, in italiano Charlot nel parco (mandata in onda tantissimi anni fa e che io posseggo registrata), si avete capito bene, la copia della televisione italiana, CONTIENE MATERIALE ASSENTE nelle cosiddette versioni “UFFICIALI”, anche se si tratta di qualcosa di apparentemente minimo, ma in realtà è importante. Prima inizio a dire quello che manca, che è di certo corposo.
Dunque, la versione RAI manca di tutta la prima parte e parte dal punto in cui Charlie rotea il bastone e vede per la prima volta Edna. Poi è sostanzialmente intera anche se:
-ci sono piccoli tagli, come quando il ladro Lloyd Bacon cade a terra colpito e si rialza imprecando e poi prendendo il mattone e vengono spazzati via alcuni secondi di film; un altro taglio è nel punto in cui il poliziotto vede Edna con la borsetta, sorride e poi nella versione integrale si passa all’inquadratura di Charlie vicino alla panchina. In questa versione si passa subito al ritorno di Charlie nel luogo dove sosta Edna.
-manca la parte finale. Dopo che Charlie ha calciato Jamison nel lago si chiude la comica.
Ma ecco il bello. C’è una cosa molto interessante nella versione RAI. Anzi ve ne è più di una. Al termine del corto, sotto la scritta “FINE”, viene citata la fonte Blackhawk films. Dunque questa copia proviene da lì. EBBENE IN BEN DUE PUNTI CONTIENE FRAZIONI DI SECONDO ASSENTI NELLE COPIE UFFICIALI PRECEDENTEMENTE CITATE:
- Charlie va in soccorso del venditore di salcicce, ma in realtà dopo aver messo a terra il delinquente finisce per rubare lui stesso. Quando se ne va, il commerciante nella versione BFI ed ERMITAGE (e anche quella IMAGE) continua a rovistare il secchio, in quella RAI dopo averlo rovistato indica dalla parte in cui è scappato Charlie manifestando la consapevolezza che è stato lui a compiere il furto. E’ brevissimo ma è presente solo nella copia RAI questa variante.
-Leona Anderson va dal poliziotto per spiegare che le è stata sottratta la borsetta. Nella versione BFI ed ERMITAGE lo stacco inizia subito con quest’ultima intenta a mimare la borsetta, invece in quella RAI mima anche il furto della stessa. Anche qui si è di fronte a un secondo scarso (anche perché la copia RAI è accellerata) ma è incredibile come tutto questo sia presente solo in questa versione.
Ho controllato altre due versioni che dispongo di questa comica e in ENTRAMBE MANCANO QUEI PUNTI.
Cosa posso dire? Che è davvero sconfortante. Io avevo notato una cosa del genere nella filmografia di un altro comico che stavo analizzando qualche anno fa, ma vederla per Chaplin è francamente triste. Dopo tutto il lavoro che è stato fatto.
Per chiudere, un augurio. Spero che per il centenario di queste comiche- il quale avverrà tra cinque anni- venga fatto qualcosa di importante e ancora più analitico perché lo meritano. Così come lo meritano tutti gli appassionati che lo aspettano da una vita. Nel frattempo mi gusto i Keystones che sono incompleti quasi per natura (!) e della cui lacerazione sarebbe assurdo lagnarsi, anche perché a quanto ne so è stato fatto qualcosa di grandioso, che rende alcuni di quei film (altrimenti iper-tagliati e in alta decomposizione) davvero puliti e bellissimi da guardare.
domenica 25 luglio 2010
A Thief Catcher (1914)
Poco più di una settimana fa, ad Arlington, in Virginia, in uno dei tanti festival sparsi nel mondo dedicati all'arte del cinema muto, SLAPSTICON 2010, è stato presentato un cortometraggio Keystone ritrovato da pochi mesi, rimasto sepolto e dunque invisibile al pubblico per decenni.
Autore di questa scoperta il noto ricercatore e preservazionista Paul E. Gierucky, che in uno dei suoi tanti acquisti di anticaglia cinefila ha trovato questo importante film nel quale il celeberrimo Charlie Chaplin ha un buffo e sorprendente cameo.
Letteralmente L'acchiappa ladri, A Thief Catcher ha la sequente trama: Ford Sterling, vestito in borghese ma con una stella in petto, fotografa una coppia di ladri malmenare un pover'uomo e gettarlo da una collina. I malviventi, accortisi dello scomodo testimone, vogliono toglierlo di mezzo. Ford, spaventato, fugge in una baracca che però, sfortunatamente, si rivela essere il rifugio dei farabutti. L'intervento di due imbranati Keystone Cops non sortisce niente di buono, è invece il suo fedele e lesto cagnolino a toglierlo dai guai.
Chaplin ha la parte di uno dei due Keystone Cops, che viene colpito duramente sulla testa quando prova a fare capolino dentro la baracca, come nel fotogramma del film che ho inserito.
Girato dal 5 al 26 gennaio 1914, A Thief Catcher potrebbe essere il terzo film di Chaplin in ordine di riprese, tenendo conto del fatto che Kid Auto Races At Venice, fu filmato in un solo giorno, ovvero il 10 gennaio.
Con questa nuova scoperta, la filmografia di Chaplin si arricchisce di un nuovo titolo e quindi il numero dei suoi film girati alla Keystone, in attesa magari di ulteriori colpi di scena, si attestano a 36.
mercoledì 3 marzo 2010
When Doctor Disagree (1919)
When Doctor Disagree, il film con Mabel Normand da poco riscoperto e di cui ho già parlato in un precedente intervento di gennaio, è stato visionato da Rob King e pare sia in ottime condizioni; la copia danese deriva da una controparte originale evidentemente scomparsa ma esistente almeno fino a un quarto di secolo fa. La cineteca belga non è disposta comunque a concedere il film fuori dalle sue mura, film che se venisse trasferito in una copia negativa perderebbe molta della sua visibilità nella copia positiva riottenuta.
Sono sicuro che il film prima o poi verrà presentato a qualche festival.
Ritengo quindi obiettivamente impossibile che la riscoperta di un lungometraggio così significativo possa passare in cavalleria per più di un tempo ragionevole.
giovedì 4 febbraio 2010
E' morto David John Berry
E' scomparso all'età di 67 anni un'altro grande cinefilo, ospite fisso delle Giornate del Cinema Muto a Pordenone. Gallese, aveva realizzato un libro molto esaustivo sulla storia cinematografica del suo paese, Wales and Cinema: The First Hundred Years ed era una figura molto capace e con una enorme preparazione, anche sugli anni del primo cinema di animazione.
Lui, come Tom Trusky, mancherà molto al Festival e a tutti gli appassionati che lo seguono.
Lui, come Tom Trusky, mancherà molto al Festival e a tutti gli appassionati che lo seguono.
mercoledì 27 gennaio 2010
Barbara Kent, l'ultima diva
Risulta ancora in vita la canadese Barbara Klowtman, meglio conosciuta con il nome d’arte di Barbara Kent, 103 anni compiuti il 16 dicembre scorso, Miss Hollywood nel 1922 e interprete di numerosi film a cavallo degli anni venti e trenta. La sua partecipazione più nota è forse quella nel ruolo di Hertha von Eltz in “Flesh and the Devil (La carne e il diavolo, 1927) famoso melodramma romanzato con Greta Garbo e John Gilbert. La Kent fece scandalo in un film del 1927, “No Man’s Law”, dove appare nuda in un bagno dentro un fiume, facendo intravedere troppo del suo corpo per gli attenti censori dell’epoca che spinsero affinché venissero operati alcuni tagli. Fu poi l’interprete femminile di “Lonesome” (Primo Amore, 1928) capolavoro di Paul Fejos in cui due vicini di casa operai della stessa fabbrica sono fatti l’un per l’altro ma non lo sanno e lo scoprono solamente durante un giorno di festa senza sapere le rispettive identità reciproche. Lavorò anche con Harold Lloyd, come leading lady nei suoi primi due film sonori e altri ruoli interessanti, tra cui quello di Rose Maylie nella versione del romanzo dickensiano “Oliver Twist” diretta da William J. Cowen nel 1933, fino al prematuro ritiro dalle scene all‘inizio degli anni quaranta, che già da un bel po‘ aveva visto diradarsi le sue apparizioni sul grande schermo. Barbara Kent rifiutò di essere intervistata da Kevin Brownlow e David Gill alla fine degli anni ottanta per il loro “Harold Lloyd: The Third Genius”, rinomato documentario incentrato sull‘opera del genio comico. Anche negli ultimi anni rifiuta qualsiasi intervista e le notizie sul suo stato di salute sono pressoché assenti. Non è stata data però notizia di alcun decesso, quindi io continuo a considerarla viva, forse l’ultima nota sopravvissuta della grande epoca del muto americano.
Novità per gli appassionati di Mabel Normand
Negli ultimi giorni gli aficionados di Mabel Normand hanno almeno due novità da tenere a mente con orgoglio e ottimismo. Il National Film Registry, infatti, ha aggiunto il cortometraggio "Mabel's Blunder" al suo interminabile elenco e dunque ufficialmente considera degni di attenzione i film che la Normand interpretò ormai quasi cento anni fa. In parole povere, sono considerati facenti parte del patrimonio culturale americano, meritevole di tutela e approfondimento storico-critico. Questa è storia risalente allo scorso anno, perché ormai siamo entrati nel 2010, tuttavia è di pochissimi giorni la seconda e probabilmente ancora più interessante novità. Sono pochi infatti i film che la Normand girò per il produttore Samuel Goldwin che ancora possono essere visionati e uno di questi potrà tornare ad essere disponibile. Il film in questione è When Doctors Disagree e uscì nel maggio del 1919, sotto la regia di Victor Schertzinger. A quanto pare una copia del film è presente in un'archivio di Bruxelles, in Belgio, con didascalie danesi e sembra sia in condizioni accettabili. Qualche anno fa infatti lo storico Lee Cozad aveva ammesso in un suo libro l'esistenza del film a Bruxelles, aggiungendo però che fosse in una copia impossibile da poter visionare degnamente. Ora invece sembra che la situazione sia migliorata e il critico americano Rob King si recherà in Belgio il mese prossimo a controllare la situazione in vista di un possibile restauro che porti il film in condizioni ancora migliori. Il lavoro di Mabel Normand è sempre interessante e personalmente sono un suo profondo estimatore.
Riparlerò sicuramente di questo argomento, sperando anche di poter vedere prima o poi questo film in qualche festival o rassegna di cinema muto.
Un saluto a Tom Trusky
Circa due mesi fa è morto Tom Trusky, appassionato di cinema muto, grande esperto in materia e instancabile ricercatore.
Era responsabile dell'Idaho Film Collection e direttore dell'Hemingway Western Studies Center della Boise State University; io lo vidi un paio di volte alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone e anche quella volta presentò qualcosa inerente a Nell Shipman, la regista canadese che studiava da una vita, e che aveva lui stesso proposto ai visitatori del Festival vari anni prima.
Mi hanno comunicato che aveva solo 65 anni.
Ciao, Tom! All We Love "Told in the Hills"!
Era responsabile dell'Idaho Film Collection e direttore dell'Hemingway Western Studies Center della Boise State University; io lo vidi un paio di volte alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone e anche quella volta presentò qualcosa inerente a Nell Shipman, la regista canadese che studiava da una vita, e che aveva lui stesso proposto ai visitatori del Festival vari anni prima.
Mi hanno comunicato che aveva solo 65 anni.
Ciao, Tom! All We Love "Told in the Hills"!
Mi presento
Questo blog non nasce con l'intento di attrarre un forte numero di persone al suo interno. Al contrario, spero che i miei lettori siano pochi e attenti e soprattutto che abbiano qualcosa da dire.
Uso il mio vero nome, dunque non mi nascondo dietro nessun nickname e non creo nessun mondo fittizio, alternativo al reale, che questi spazi virtuali spesso comportano. Come informazioni di base credo basti sapere che sono nato nel 1985 e vivo a Roma, dopo un soggiorno di qualche anno a Bologna. Non ho orientamenti politici di sorta, non cerco incontri di nessun tipo, chi seguirà la mia pagina avrà aggiornamenti sul mondo del cinema muto, su quel meraviglioso mondo fatto di luci e di ombre, di immagini eterne, frammenti di vita che mantengono la loro energia in barba al passare del tempo e delle mode. In quel periodo questa magia ha potuto vincere davvero e oggi le azioni dei musicisti accompagnatori restituiscono in tempo reale quel soffio perpetuo d'energia che non verrà mai meno. Ma soprattutto... la comicità! Questa parola oggi è stata davvero deturpata del suo valore originario e del suo spazio, entrando in forma banale e volgare in tutte le case, grazie alle tv che propongono spot demenziali, film di bassa qualità, programmi di satira che non sono altro che un triste brancolare nel buio dell'umorismo. La comicità non nasce per deridere qualcuno o prendersi gioco di esso ma per ridere e giocare con lui. Oggi i grandi comici non ci sono più perché si è persa principalmente la voglia di ridere sul serio. Lo sbeffeggio è invece di moda. Roberto Benigni da anni va in televisione e inventa battute divertenti sul personaggio di Silvio Berlusconi, che fanno ridere a crepapelle un forte numero di persone. Ci ride, ci scherza, sono convinto che sbaglia. Probabilmente non leggerai mai quello che sto scrivendo, ma forse qualcuno lo farà e dico che davvero sbagli a ridere su Silvio Berlusconi. Ridere di qualcuno significa implicitamente accettarlo. Quando un essere umano sforna la comicità e trova lati buffi in un suo simile comunica il seguente messaggio alle persone: è un tipo pieno di difetti, è quasi paradossale nei suoi errori, mi sta antipatico, ma tutto sommato mi fa ridere. E' un pagliaccio mascherato che nonostante tutto mi allieta la serata. Errore. Silvio Berlusconi non è un clown. E' un criminale. Un delinquente. E non fa assolutamente ridere. Charlie Chaplin alla fine degli anni trenta satireggiò Hitler nel suo Il Grande Dittatore e dimostrò come dietro ad una immane tragedia umana si nascondesse il ridicolo. E aveva ragione. Hitler in fin dei conti era un pazzo, un esaltato, un clown venuto male, un commediante abortito. Dietro a Berlusconi non c'è nulla di ciò. Non ha neanche una minima percentuale di pazzia. C'è invece una forte componente di paraculo, mala furbizia e inganno. E' un impostore, un commerciante di politica, un venditore di telenovele. Non merita nessuna attenzione, è solo una pubblicità gratuita dargliene. Ma lasciamo stare la politica, che come detto non fa parte integrante dei miei interessi. Ci sono arrivato con il discorso semplicemente perché si stava parlando di comicità. Dunque, la comicità è ben altro.
Io mi occupo principalmente di comici without words, ovvero quelli che erano capaci di farti ridere senza aprire bocca. Come ci riuscivano? Essenzialmente con il linguaggio del corpo, con la gestualità, l'energia che riuscivano a trasmettere estrinsecandola dalla loro persona. Hanno operato principalmente nei primi trenta/quaranta anni del cinema, erano tantissimi, innumerevoli figli del teatro di pantomima, dove l'attore doveva catturare l'attenzione del pubblico con l'aiuto del proprio impianto espressivo e non poteva contare sulle parole. Questi artisti (nel senso originario del termine) si gettarono sul cinema come un campo sterminato sul quale poter creare, adattare e anche reinventare quello che avevano imparato nelle loro precedenti esperienze sceniche. Quello che oggi rimane è un numero enorme (anche se parziale rispetto alla effettiva produzione) di cortometraggi e lungometraggi, di varia qualità e diverso valore, in cui questi signori ci restituiscono non solo l'universalità della risata, quella risata senza traduzioni, senza giri di parole, ma anche la testimonianza di quello che è stata un'epoca e tutto il suo mondo comico. Ognuno aveva una storia diversa ma in quasi tutti c'era il coraggio, l'ardire di vivere per il loro lavoro e di dare se stessi per divertire il pubblico. Un nome a caso, Buster Keaton, che si ruppe sul serio l'osso del collo per una gag e che aveva un corpo straordinario, una molla animata. Ma non come un saltimbanco qualsiasi, era un vero artista, le sue cadute non erano a caso, c'era una regia straordinaria e un senso del tempo comico smisurato, era un mostro di genialità. Non tutti avevano lo stesso senso del rischio naturalmente; Hank Mann, comico oggi purtroppo misconosciuto ma tanto per fare un altro esempio, era molto dotato ma non aveva nelle corde la stessa energia e la stessa predisposizione al sacrificio del suo più noto collega.
Dunque il mio tempo lo impego principalmente per la comicità e per il cinema, un'incredibile storia d'amore che è iniziata tra me e loro e che mi fa vivere in un grande sogno, insieme a tutti questi bravi maghi, a questi imbonitori di risate che ti rapiscono e ti portano nel loro meraviglioso mondo. Ora non ci sono più, apparentemente, ma vivranno per sempre in tutto quello che c'è di bello e non artefatto, non fintamente pretenzioso, non corrotto, di questo universo.
Alla prossima ciao!
Uso il mio vero nome, dunque non mi nascondo dietro nessun nickname e non creo nessun mondo fittizio, alternativo al reale, che questi spazi virtuali spesso comportano. Come informazioni di base credo basti sapere che sono nato nel 1985 e vivo a Roma, dopo un soggiorno di qualche anno a Bologna. Non ho orientamenti politici di sorta, non cerco incontri di nessun tipo, chi seguirà la mia pagina avrà aggiornamenti sul mondo del cinema muto, su quel meraviglioso mondo fatto di luci e di ombre, di immagini eterne, frammenti di vita che mantengono la loro energia in barba al passare del tempo e delle mode. In quel periodo questa magia ha potuto vincere davvero e oggi le azioni dei musicisti accompagnatori restituiscono in tempo reale quel soffio perpetuo d'energia che non verrà mai meno. Ma soprattutto... la comicità! Questa parola oggi è stata davvero deturpata del suo valore originario e del suo spazio, entrando in forma banale e volgare in tutte le case, grazie alle tv che propongono spot demenziali, film di bassa qualità, programmi di satira che non sono altro che un triste brancolare nel buio dell'umorismo. La comicità non nasce per deridere qualcuno o prendersi gioco di esso ma per ridere e giocare con lui. Oggi i grandi comici non ci sono più perché si è persa principalmente la voglia di ridere sul serio. Lo sbeffeggio è invece di moda. Roberto Benigni da anni va in televisione e inventa battute divertenti sul personaggio di Silvio Berlusconi, che fanno ridere a crepapelle un forte numero di persone. Ci ride, ci scherza, sono convinto che sbaglia. Probabilmente non leggerai mai quello che sto scrivendo, ma forse qualcuno lo farà e dico che davvero sbagli a ridere su Silvio Berlusconi. Ridere di qualcuno significa implicitamente accettarlo. Quando un essere umano sforna la comicità e trova lati buffi in un suo simile comunica il seguente messaggio alle persone: è un tipo pieno di difetti, è quasi paradossale nei suoi errori, mi sta antipatico, ma tutto sommato mi fa ridere. E' un pagliaccio mascherato che nonostante tutto mi allieta la serata. Errore. Silvio Berlusconi non è un clown. E' un criminale. Un delinquente. E non fa assolutamente ridere. Charlie Chaplin alla fine degli anni trenta satireggiò Hitler nel suo Il Grande Dittatore e dimostrò come dietro ad una immane tragedia umana si nascondesse il ridicolo. E aveva ragione. Hitler in fin dei conti era un pazzo, un esaltato, un clown venuto male, un commediante abortito. Dietro a Berlusconi non c'è nulla di ciò. Non ha neanche una minima percentuale di pazzia. C'è invece una forte componente di paraculo, mala furbizia e inganno. E' un impostore, un commerciante di politica, un venditore di telenovele. Non merita nessuna attenzione, è solo una pubblicità gratuita dargliene. Ma lasciamo stare la politica, che come detto non fa parte integrante dei miei interessi. Ci sono arrivato con il discorso semplicemente perché si stava parlando di comicità. Dunque, la comicità è ben altro.
Io mi occupo principalmente di comici without words, ovvero quelli che erano capaci di farti ridere senza aprire bocca. Come ci riuscivano? Essenzialmente con il linguaggio del corpo, con la gestualità, l'energia che riuscivano a trasmettere estrinsecandola dalla loro persona. Hanno operato principalmente nei primi trenta/quaranta anni del cinema, erano tantissimi, innumerevoli figli del teatro di pantomima, dove l'attore doveva catturare l'attenzione del pubblico con l'aiuto del proprio impianto espressivo e non poteva contare sulle parole. Questi artisti (nel senso originario del termine) si gettarono sul cinema come un campo sterminato sul quale poter creare, adattare e anche reinventare quello che avevano imparato nelle loro precedenti esperienze sceniche. Quello che oggi rimane è un numero enorme (anche se parziale rispetto alla effettiva produzione) di cortometraggi e lungometraggi, di varia qualità e diverso valore, in cui questi signori ci restituiscono non solo l'universalità della risata, quella risata senza traduzioni, senza giri di parole, ma anche la testimonianza di quello che è stata un'epoca e tutto il suo mondo comico. Ognuno aveva una storia diversa ma in quasi tutti c'era il coraggio, l'ardire di vivere per il loro lavoro e di dare se stessi per divertire il pubblico. Un nome a caso, Buster Keaton, che si ruppe sul serio l'osso del collo per una gag e che aveva un corpo straordinario, una molla animata. Ma non come un saltimbanco qualsiasi, era un vero artista, le sue cadute non erano a caso, c'era una regia straordinaria e un senso del tempo comico smisurato, era un mostro di genialità. Non tutti avevano lo stesso senso del rischio naturalmente; Hank Mann, comico oggi purtroppo misconosciuto ma tanto per fare un altro esempio, era molto dotato ma non aveva nelle corde la stessa energia e la stessa predisposizione al sacrificio del suo più noto collega.
Dunque il mio tempo lo impego principalmente per la comicità e per il cinema, un'incredibile storia d'amore che è iniziata tra me e loro e che mi fa vivere in un grande sogno, insieme a tutti questi bravi maghi, a questi imbonitori di risate che ti rapiscono e ti portano nel loro meraviglioso mondo. Ora non ci sono più, apparentemente, ma vivranno per sempre in tutto quello che c'è di bello e non artefatto, non fintamente pretenzioso, non corrotto, di questo universo.
Alla prossima ciao!
Intro
Da oggi il mio blog si sposta qui e il precedente verrà eliminato.
Riporterò i post più recenti e a partire da adesso e tutti gli aggiornamenti saranno spostati in questa pagina.
Welcome!
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